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Russia in default su debito estero. Peskov: “Falso”

(Adnkronos) - Il portavoce del Cremlino: "Pagamento fatto a maggio"

La Russia ĆØ in default sul suo debito in valuta estera. E’ la prima volta che succede dal 1918, ossia da quando guidava il Paese Lenin. A causare il default russo sono le dure sanzioni occidentali che hanno limitato la capacitĆ  di Mosca a pagare i creditori soprattutto perchĆ© la Russia ĆØ stata tagliata fuori dai sistemi di pagamento internazionale.

Le accuse sul default della Federazione Russa sono infondate, il pagamento in valuta estera ĆØ stato effettuato a maggio” sostiene, invece, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa russa, ĆØ il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il pagamento riguarda 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni, il cui termine era inizialmente fissato per il 27 maggio.

Il ministro russo delle finanze, Anton Siluanov ha definito questa situazione come una ‘farsa’ e che non dovrebbe avere impatto nel breve termine. Nonostante la sua inadempienza, la Russia ha molte risorse finanziarie. Il Paese, ricorda il ‘Washington Post’, “ha guadagnato circa 100 miliardi di dollari dalle sole esportazioni di carburante nei primi 100 giorni della guerra. Ma le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dagli altri paesi occidentali gli hanno impedito di poter accedere alle sue riserve valutarie detenute all’estero”. La banca centrale russa aveva oltre 640 miliardi di dollari in riserve valutarie all’estero, sottolinea il quotidiano statunitense.

La Russia, commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro, “entra di fatto in Default, dopo il mancato pagamento entro il periodo di grazia (scaduto domenica) su due eurobond coupons relativi a circa 100 milioni di dollari di interessi. Mancato pagamento sul debito estero da parte russa che non si verificava dal 1918, ovvero quando i bolscevichi guidati da Lenin ripudiarono i debiti zaristi”.

Intanto, osserva ancora Debach, “se non fosse sufficiente lā€™incertezza con cui i creditori russi sono alle prese, in una guerra finanziaria di cui non fanno parte, nel G7 Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Canada hanno in programma lā€™annuncio di un divieto di importazioni di oro russo. Un evento definito tuttā€™al piĆ¹ simbolico con i flussi giĆ  limitati dalle sanzioni. Il prezzo dellā€™oro intanto registra spinte rialziste, anche se piĆ¹ limitate rispetto a quelle osservate su altre materie prime, nonostante la Russia produca circa il 10% dellā€™offerta globale e rappresenti il secondo produttore, subito dopo la Cina”.

Da un punto di vista tecnico lā€™oro, rileva l’analista, “dopo il calo di aprile, scambia da maggio allā€™interno di unā€™area di congestione tra i 1800 dollari- 1880 dollari, in una completa assenza di tendenza. Lā€™evento potrebbe pertanto rappresentare un catalizzatore, in cui lā€™investitore dovrebbe restare focalizzato in attesa di segnali operativi, soprattutto su eventuali rotture di supporto e resistenza che potrebbero essere maggiormente sfruttate se accompagnate da aumenti della forza del trend”.

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