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Shinzo Abe, l’esperto: “Stava rientrando in politica rompendo equilibri”

(Adnkronos) - Berkofsky (Ispi): "Stretto alleato degli Usa, ma personaggio molto particolare. Attacco campanello d'allarme in società tutto sommato sicura".

“Aveva lasciato il potere, ma stava di nuovo rientrando nella politica giapponese” l’ex premier Shinzo Abe, assassinato durante un appuntamento elettorale a Nara, una “figura molto particolare, con un’agenda politica nazionalista, fautore del revisionismo che tra l’altro ha provato a limitare la libertà di espressione” in Giappone. Axel Berkofsky, professore di Storia dell’Asia all’Università di Pavia e Co-Head dell’Asia Center dell’Ispi, parla con l’Adnkronos dell’attacco contro Abe, premier dal 2012 al 2020 dopo una breve parentesi tra il 2006 e il 2007.

“Stretto alleato degli Stati Uniti”, ma “un personaggio molto particolare”, ha “avuto una serie di nemici”, sottolinea l’esperto. Shinzo Abe aveva gettato la spugna due anni fa “perché stava male”, dopo “otto anni in cui aveva dominato la politica giapponese”, e “per più di un anno è stato invisibile”, ma “negli ultimi mesi era tornato a essere molto attivo a livello politico, era rientrato in modo attivo nella politica, aveva iniziato a rompere un po’ l’equilibrio nella politica giapponese, a essere protagonista”.

‘Attacco campanello d’allarme in società tutto sommato sicura, suo partito avrebbe comunque vinto elezioni’

Nessuno sa se avesse ancora ambizioni. E, dopo i fatti di Nara, “è prematuro trarre conclusioni”. L’attacco costato la vita ad Abe è “una cosa inaspettata”, è la “prima volta dal dopoguerra”, in quello che è “il Paese più sicuro al mondo”, con 125 milioni di abitanti e una “società tutto sommato molto sicura, non ‘free of violence’, ma quasi”.

Berkofsky racconta di aver vissuto in Giappone dal 1992 al 93 e dal 99 al 2001. E non esita ad affermare che con quello che è accaduto nelle ultime ore “sicuramente” il Paese “ha perso un po’ della sua innocenza” e – se non sarà “la fine di quella leggerezza giapponese” – è certamente “un campanello d’allarme”. Berkofsky fa riferimento alla “reputazione” del Giappone, all’ “immagine di Paese pacifico, ordinato”, pur con i suoi problemi.

Domenica ci sono le elezioni per la Camera dei Consiglieri, la Camera alta del Parlamento di Tokyo. I partiti vogliono andare avanti domani con la campagna elettorale. “Il partito Liberal democratico (di Abe e del premier Fumio Kishida) vincerà le elezioni, ma avrebbe vinto comunque”, taglia corto.

‘Era molto vicino a Putin, a Trump e non ha potuto cambiare il Paese’

Nella sua analisi Berkofsky non fa sconti. Da tempo scettico nei confronti di Abe, ne parla come di una “persona corrotta, un politico molto controverso, nazionalista, revisionista”. Gli riconosce di aver “provato ad adottare riforme economiche e strutturali che hanno funzionato”, di aver “rafforzato l’alleanza con gli Usa”, di essere stato un “personaggio centrale nell’ambito del Quad”, il Quadrilateral Security Dialogue che vede protagonista il Giappone con Australia, India e Stati Uniti.

“Ha portato il Giappone a essere un Paese più normale per quanto riguarda la politica estera. Ma a livello di politica interna – ribadisce – sono stato molto critico. Ha adottato una serie di decreti che hanno limitato la libertà di espressione in Giappone”. Abe, afferma, “era molto vicino a Putin, a Donald Trump, si trovava bene con politici autoritari, con politici populisti”. E “ha avuto la fissazione ridicola di rivedere il pacifismo giapponese”, ma “non ha potuto cambiare il Giappone” perché “il suo revisionismo non ha avuto un impatto sulla società giapponese”.

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