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In molti Paesi la siccità fa riemergere un passato sommerso

In tutto il mondo la carenza d’acqua ha permesso affascinanti scoperte archeologiche, ma dalla Repubblica Ceca le “pietre della fame” lanciano un...

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Statue buddiste Cina

Come l’Italia, molte altre parti d’Europa e del mondo negli ultimi mesi sono state colpite da una grave siccità, con conseguenze altrettanto preoccupanti. In molti paesi, infatti, la crisi idrica ha decimato la resa delle piantagioni, ridotto drasticamente l’attività delle centrali idroelettriche e compromesso il trasporto fluviale delle merci. Eppure, una conseguenza che potrebbe sembrare positiva c’è: il basso livello delle acque di fiumi e laghi ha riportato alla luce oggetti e reperti rimasti nascosti per anni.

Tra le scoperte più affascinanti c’è sicuramente quella avvenuta negli Stati Uniti, dove la prolungata assenza di precipitazioni ha svelato impronte di dinosauro di 113 milioni di anni fa. È successo in Texas, nel Dinosaur Valley State Park: sul letto del fiume che attraversa il parco nazionale sono state trovate le impronte di un Acrocanthosaurus, un dinosauro bipede alto oltre 4 metri.

In Cina, l’imponente abbassamento delle acque del Fiume Azzurro (Yangtze) ha fatto riemergere nei pressi della città di Chongqing un isolotto sul quale sono state rinvenute tre statue buddiste che sembrerebbero risalire a circa 600 anni fa, costruite durante la dinastia Ming o Qing.

Dall’altra parte del mondo, interessanti scoperte sono state fatte anche in Europa.

In Spagna, nella regione dell’Estremadura, sono riemersi i resti del Dolmen di Guadalperal, un monumento megalitico composto da pietre di granito verticali risalenti al 5000 a.C. Chiamato anche “lo Stonehenge spagnolo” per la somiglianza al famoso complesso che si erge in Inghilterra, il sito archeologico era stato scoperto nel 1926 ma poi era stato sommerso nel 1963 dalle acque del lago di Valdecañas, un bacino artificiale fatto realizzare da Franco lungo il corso del fiume Tago. Sempre in Spagna, questa volta in Galizia, sono tornati ben visibili il sito romano di Aquis Querquennis, nel bacino idrico di As Conchas, e il paese di epoca medievale Portomarín, nel lago artificiale di Belesar. In Catalogna, sono emerse dall’acqua nuove parti della chiesa di Sant Romà, nell’antico villaggio di Sau: dopo che il sito era stato sommerso dalle acque della diga costruita negli anni Sessanta, della chiesa restava visibile solo la parte più alta del campanile.

In Serbia, l’abbassamento delle acque del Danubio ha riportato alla luce i resti di oltre venti imbarcazioni impiegate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e affondate nel 1994 durante la ritirata. In questo caso si tratta di una scoperta pericolosa, poiché sono tutte ancora cariche di esplosivi e munizioni e richiederanno perciò una delicata operazione di messa in sicurezza e rimozione. A Budapest, in Ungheria, il Danubio è calato di circa un metro e mezzo e questo ha fatto riemergere nuovi tratti di terra dell’Isola Margherita.

Ma è la Repubblica Ceca a lasciarci il ritrovamento forse più importante, almeno per quanto riguarda il suo significato simbolico. La mancanza d’acqua ha infatti fatto riemergere dal fondo del fiume Elba le cosiddette “pietre della fame”, rocce incastonate nel letto del fiume sulle quali veniva segnato il livello dell’acqua. Su alcune di queste sono visibili delle antiche incisioni, risalenti al XVII secolo, che mettevano in guardia dal pericolo di carestia legato alla siccità. Così, su una di queste pietre riemersa presso la città di Decen si legge: «Se mi vedi, stai piangendo». Un monito valido ancora oggi, quasi un appello a non ignorare o sottostimare le conseguenze dei fenomeni climatici estremi, come la grave siccità che ci ha colpiti quest’anno.

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