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Ma tu, mi vuoi bene? film di Piermaria Cecchini

Il film sarà al cinema dal 6 dicembre.

Cast artistico
Paolo Bernardini, Roberta Barbiero, Tommaso Arnaldi, Luciano Giugliano, Piermaria Cecchini, Erica Zambelli, Gaetano Gennai, Dafne Barbieri.

Cast tecnico
Regia di Piermaria Cecchini. Sceneggiatura di Marco Tregioli e Graziella Terrei. Direzione della fotografia e montaggio di Maurizio Sala. Musiche di Claudio Luongo. Produzione e distribuzione della Magic Effect Production.

MA_TU_MI_VUOI_BENE-inInnanzi tutto, partiamo con il raccontare la storia del film.
Lorenzo, un giovane manager, poco più che quarantenne, incontra e si scontra con se stesso, alternando diversi stati d’animo, tra sorrisi, momenti di sconforto, pianto disperato, rabbia, turbamento, egoismo e passione, cercando di ricomporre le tessere dell’ingarbugliato mosaico della sua vita. Il ritrovamento di un vecchio diario, specchio del suo decennale relazionarsi con l’universo femminile, la musica e le colonne sonore della sua vita, i ricordi, diventano i suoi compagni di viaggio. Guardarsi dentro è, per lui, come aprire un antico ed intarsiato baule di legno pregiato, per tanto tempo chiuso in una polverosa e buia cantina, dal quale fuoriesce in maniera preponderante, un’intera vita con le sue pieghe ed i fastidiosi chiaroscuri. Si ritrova infine, di fronte al feretro della madre morta all’improvviso, a riflettere sulla vita, quella propria e quella di chiunque altro sia coinvolto improvvisamente, senza sapere come, in un problema, un problema vero, di quelli per i quali una soluzione non esiste («Non ce ne rendiamo conto, forse, ma per tutto ciò che non è “problema”, esiste sempre una soluzione»). “Ma tu, mi vuoi bene?”: quella frase, pronunciata da sua madre poco prima di salutarlo per l’ultima volta, gli torna in mente di continuo. Da quel momento comincia una sorta di viaggio introspettivo, cercando di dare risposta ai mille dubbi su se stesso, sulla sua capacità di amare e di dimostrarlo agli altri. Scavando nei ricordi e nelle stanze del suo passato, cerca una via, una strada per comprendere ciò che fino a quel momento non aveva mai scalfito e scosso nell’intimità il suo animo fiero. Guardarsi dentro è per lui come aprire un antico ed intarsiato baule di legno pregiato, per tanto tempo chiuso in una polverosa e buia cantina, dal quale fuoriesce in maniera preponderante, un’intera vita con le sue pieghe ed i fastidiosi chiaroscuri. Ed è da questo istante che, attraverso i meandri della sua memoria, che il protagonista ripercorre alcuni momenti salienti della sua vita sentimentale, un viaggio nei ricordi, dalla sua prima volta alla prima vera riflessione sull’amore, dal suo incontro con la bellezza alle considerazioni sull’indecifrabile universo del sesso. Passando per una sapiente, ed inusuale per un uomo, analisi della psicologia e del comportamento dell’animo femminile, Lorenzo proverà a capire il suo presente, e sarà un viaggio nel suo paese di origine a divenire la cornice di un incontro atteso e tanto desiderato, l’ultimo tassello di quel faticoso cammino alla scoperta di se stesso, l’elemento che darà completezza a quel travaglio interiore che lo condurrà per mano alla scoperta di un IO che non aveva fino allora conosciuto.

Ecco alcune dichiarazioni del regista, Piermaria Cecchini, che poi vedremo insieme che tutti ben conosciamo, ma come attore, dall’inizio degli anni Novanta.
«Il film “Ma tu, mi vuoi bene?” nasce con il chiaro intento di raccontare il rapporto tra il protagonista, Lorenzo Moretti, e il difficile e complicato mondo dei sentimenti. La storia è un fantastico percorso introspettivo, un silenzioso mirarsi allo specchio senza filtri, remore o finte sovrastrutture che cerca di porre in risalto come un sentimento, nelle sue molteplici declinazioni, possa essere un’esperienza vissuta secondo criteri e dialettiche così personali da renderla assolutamente unica. Il girato si ripropone di descrivere le dinamiche di quel difficile equilibrio psicologico che a volte illude e fa credere di poter dominare e circoscrivere le emozioni come dato da catalogare, analizzare, come fenomeno di cui definire i processi e prevedere, o, meglio ancora, determinare gli sviluppi. In realtà basta poco (anche una semplice frase pronunciata dalla mamma pochi giorni prima di morire), a mettere in discussione ogni piega della vita e a generare molteplici dubbi, sulla naturale capacità di amare e di dimostrarlo agli altri. Il film, in realtà, non vuole focalizzarsi sull’importanza degli incontri, spesso figli del caso e delle circostanze, ma sottolineare più che altro l’importanza del “guardarsi dentro” che, in fondo, altro non è che aprire un antico e intarsiato baule di legno pregiato, per tanto tempo chiuso in una polverosa e buia cantina, dal quale fuoriesce in maniera preponderante, un’intera vita con le sue pieghe e i suoi fastidiosi chiaroscuri».

Marco Tregioli, uno dei due sceneggiatori del film, afferma: «Il film “Ma tu, mi vuoi bene…?”, liberamente tratto dall’omonimo romanzo da me scritto, si pone l’obiettivo di sondare l’universo dei sentimenti che, nelle sue molteplici declinazioni altro non è che un’esperienza complessa, impegnativa, talvolta faticosa, vissuta secondo criteri e dialettiche così personali da renderla assolutamente unica. Attraverso la sceneggiatura ho cercato, con leggerezza e un pizzico di malinconia, di romanzare e riprodurre, il fantastico percorso introspettivo del protagonista, illustrato come un silenzioso mirarsi allo specchio senza filtri, remore o finte sovrastrutture. Al mio Lorenzo, infatti, un uomo di circa quaranta anni, originario di Presicce, in provincia di Lecce, che le vicende della vita hanno portato a vivere e lavorare a Mercogliano in Campania, basta una semplice frase pronunciata dalla mamma pochi giorni prima di morire, Ma tu mi vuoi bene?, per mettere in discussione ogni piega della sua vita e in particolare la sua naturale capacità di amare e di dimostrarlo agli altri. La pellicola cerca di far emergere Lorenzo come un uomo che incontra e si scontra con se stesso nel tentativo di ricomporre le tessere dell’ingarbugliato mosaico della sua vita inevitabilmente condizionato dal rapporto con l’universo femminile. Scavando nei ricordi e nelle stanze del suo passato, grazie anche al ritrovamento di un vecchio diario, il protagonista cerca una via, una strada per comprendere ciò che fino a quel momento non aveva mai scalfito e scosso nell’intimità il suo animo fiero. Saranno i continui flashback alternati a temporanei ritorni al presente che cercheranno di raccontare i momenti salienti della sua vita sentimentale, dalla ‘prima volta’ alle iniziali riflessioni sull’amore, dal suo incontro con la ‘bellezza’ alle considerazioni sull’indecifrabile universo del sesso. Un viaggio nel suo paese di origine, cornice di un incontro inatteso sarà l’ultimo tassello di questo faticoso cammino alla scoperta di se stesso, l’elemento che darà completezza a quel travaglio interiore che lo condurrà per mano alla scoperta di un ‘IO’ che non aveva fino allora conosciuto. Non è stata accidentale la scelta come location di Presicce e Gallipoli, e della zona di Mercogliano in Campania. Come scritto esplicitamente anche nel libro, mi è sembrato un modo romantico per tributare il giusto riconoscimento al mio paese, (sono presiccese d.o.c.) per tutte le volte che, in giro per il mondo, nei momenti di solitudine, il pensiero o il ricordo di quell’angolo di mondo, mi ha fatto sentire meno solo. Perché si può ‘abitare’ qualsiasi metropoli, ma uno solo resta il ‘tuo’ paese, la tua città. Situata a poco più di trenta chilometri da Presicce, Gallipoli è conosciuta anche come la ‘Città Bella’ dal suo toponimo in greco. Il ‘miele’ della città ionica, non c’è dubbio, era ed è stato a lungo il suo porto e le attività commerciali ad esso legate. Anzi, i suoi porti. Sono due, infatti, i luoghi d’approdo e ormeggio delle imbarcazioni. Proprio così, la ‘Città Bella’ ha due anime, e il porto, quello mercantile, fiancheggia una parete di quel centro storico che sorge, anzi galleggia, su un’antica isola calcarea. Ubicata proprio a ovest di Avellino, Mercogliano è un luogo ideale per un po’ di avventura in Campagna! La bellezza dei suoi paesaggi, pressoché incontaminati, è un esplicito invito a scoprirne le meraviglie per tutti gli amanti della natura, ma non solo: le sorprese che Mercogliano ha in serbo per te non finiscono qui! Oltre alle specialità culinarie campane, ai luoghi storici, ai paesaggi da cartolina, questo angolo di Campania, offre anche tante sorprese che puoi trovare esclusivamente qui, passando dall‘abazia di Loreto, alla funicolare che collega il santuario di Monte Vergine, al caratteristico e antico centro storico noto come Capocastello dove vi sono i ruderi dell’antico castello dell’XI° secolo».

Come promesso, parliamo del regista, che già soltanto guardandolo in fotografia, avrete molto ben riconosciuto. Nato a Roma ma cresciuto a Viterbo, Piermaria Cecchini ha studiato nella scuola teatrale di Luigi Squarzina, e dopo una lunga gavetta teatrale debutta in un piccolo ruolo nel film “I miei primi quarant’anni”, al fianco di Massimo Venturiello e Carol Alt. L’anno successivo è nel film “Ad un passo dall’aurora” al fianco di Adriana Russo. Le pellicole, oltre a tv e teatro, lo vedono sempre più noto al grande pubblico ed assai impegnato in ogni stagione. Lo troviamo, solo per fare pochissimi esempi, in “Abbronzatissimi” (1991), “Abbronzatissimi 2” (1993), “I mitici – Colpo gobbo a Milano” (1994), “Facciamo fiesta” (1997), “Il grande botto” (2000), “Il pugile e la ballerina” (2007). Nel 2009 è nel cast tv di “R.I.S. 5 – Delitti imperfetti”, nel ruolo dell’avvocato Siciliano. Nel 2016 entra nel cast della soap opera “Un posto al sole”, nel ruolo di Gigi Del Colle. Al cinema, tra svariati lavori, lo troviamo nel 2020 in “Si vive una volta sola”, di Carlo Verdone.

Grazie all’Ufficio Stampa Reggi&Spizzichino abbiamo visionato in anteprima il film, trovandolo interessante, curato nella regia, con interpreti cui auguriamo il futuro che in questo film hanno dimostrato di meritare, e non osiamo pensare cosa sarebbe stato con una produzione più ‘ricca’, per parlare chiaro, e – comunque – complimentandoci per tutto quanto realizzato da questa produzione, al limite dell’‘eroismo’. Difficile da incasellare questo film in un genere preciso, e questo lo troviamo sempre un pregio, mai un limite o un difetto. Viva il cinema italiano, tanto più se coraggioso ed indipendente, e vale la pena di tornare nelle sale per premiarlo.

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