Un programma di vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie? “Non credo che si debba arrivare a tanto, allo stato attuale dei fatti”. Lo ribadisce Massimo Galli, giĆ direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, a ‘Buongiorno’ su Sky Tg24. Interrogato sul tema dopo che anche la Francia ha annunciato una strategia di immunizzazione per contatti a rischio e sanitari, l’infettivologo spiega di voler “una volta tanto dare un messaggio ottimistico. Ma non sulla base delle mie semplici sensazioni, bensƬ considerando di che cosa stiamo parlando”. L’esperto ritiene che i rapporti tra benefici e costi dell’utilizzo di un vaccino anti-vaiolo, “in questo momento e per questo virus, siano molto aleatori. Non da non tali da spingere per ora a una scelta di questo genere”.
“Stiamo parlando di un virus a Dna, un orthopoxvirus – ricorda Galli – che come tale cambia molto meno rispetto a quello che fa un virus a Rna” come Sars-CoV-2. Inoltre il ‘monkeypox’ “ha delle modalitĆ di diffusione certo importanti, ma non tali da metterci nella condizione di pensare a breve termine a un’epidemia diffusa in maniera generalizzata. Certo non bisogna prendere la cosa sottogamba e bisogna considerarla bene”, precisa lo specialista. “Quello che va fatto – spiega – ĆØ una buona, sana, vecchia operazione di contenimento epidemiologico, nella speranza che ciĆ² che ci avrebbe dovuto insegnare la pandemia” di Covid “sia utile per poter fare questa volta, avendone il tempo e le modalitĆ , un’azione di contenimento. Ricordiamoci – aggiunge Galli – che siamo di fronte a una malattia che ha una letalitĆ molto bassa, almeno in Occidente”.
—